Il maschile e il femminile: due mondi, due
modi di essere e di vivere. E perché un finimondo?
Perché l'alta tensione fra i due sessi vale fino alla
fine del mondo. Se vissuta bene, ci porta in capo al mondo.
Che io sia donna o uomo, il meglio di me
non è la metà dell'umano che già
sono ma quella che cerco, che desidero, che voglio diventare.
Se sono donna il femminile lo do per scontato – e allora
come fa l'uomo, il maschio, a innamorarsi sempre di
nuovo del femminile, che cosa vede in me che io non vedo?
E cosa ci trova una donna nel mio maschile, dove la testa
conta più del cuore, la tecnica più dell'arte,
il lavoro più del gioco?
Uomo o donna che io sia, divento un libero
artista nella misura in cui i due eterni temi del maschile
e del femminile– che sono solo due! – recedono
di fronte a quelle infinite variazioni sul tema dell'umano
che sono gli individui in quanto sintesi, di volta in volta
unica e inimitabile, del maschile e del femminile.
Pietro
Archiati
P.S.: Mi si chiede sempre se tratterò
il tema dal punto di vista della scienza dello spirito. A
questa domanda non si può rispondere con un sì
o con un no. Dovendo qui tagliar corto dirò così:
i miei pensieri più belli li devo alla scienza dello
spirito inaugurata da Rudolf
Steiner. Ma questo cosa importa a chi mi ascolta? A lui
interessa che i pensieri siano belli per il suo cuore e convincenti
per la sua mente. Solo così può venirgli voglia
di interessarsi alla fonte per attingervi direttamente.