Benvenuti
a tutti!
Stiamo affrontando questo testo squisito che si chiama
La filosofia della libertà di Rudolf
Steiner. Faccio una piccola introduzione, perché
mi è stato detto che ci sono diverse persone nuove.
Soprattutto per coloro che sono un po’ nuovi, ma
anche per entrare nel merito del discorso, ci chiediamo:
cosa vuol dire «filosofia della libertà»?
Naturalmente le cose si possono dire in tanti modi. Siamo
nel 1894 quando esce la prima edizione de La filosofia
della libertà, e Steiner si pone nella sfera del
discorso filosofico, perciò chiama il suo libro
La filosofia della libertà. Ma per noi che viviamo
nel 2007 non è vincolante nessun tipo di terminologia.
Chi conosce Steiner sa che, proprio per la dovizia infinita
di contenuti che questo gigante ha squadernato con ricchezza
inesauribile, egli ha sempre insistito che in fatto di
terminologia dobbiamo sentirci il più liberi possibile.
L'importante sono le cose, le realtà di cui si
parla: che poi vengano chiamate così o cosà,
poco importa. Se invece ci fissiamo su una certa terminologia,
perdiamo di vista la realtà di cui si tratta. Perciò,
proprio per restare sempre più ancorati alla realtà,
la cosa migliore è esercitare una certa malleabilità,
una certa flessibilità, una certa variabilità
in chiave di terminologia.
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