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Allora, cari
amici, questa volta iniziamo il cap. XII° della Filosofia
della libertà. È difatti, e la vostra presenza
numerosa ne è la dimostrazione, il culmine di tutto
questo libro!
Perché dico che è il culmine… il culmine
dell'umano, che è poi il culmine dell'evoluzione;
il culmine dell'evoluzione del mondo visibile a noi, come
dire, conoscibile, non è di certo la pietra bella
morta, che non sa raccontare niente, che non capisce nulla;
non è neanche la pianta; non è neanche,
pur stando al darwinismo, l'animale; ma certamente si
può dire che il culmine della creazione che noi
conosciamo è l'uomo, è l'umano.
E perché?
Perché nel fattore umano – Theilard direbbe:
le phénomène humain – nel
fenomeno umano, si compie il massimo che ci sia! Neanche
la cosiddetta divinità, se c’è –
affari suoi, eh! – io non ho mai avuto il telefono
privato – ma anche la divinità se ci fosse,
e le auguriamo che ci sia, altrimenti non ci sarebbe neanche
l'uomo, non può essere più che spirito creatore!
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